Quello Che C’è si unisce al lutto nazionale e mette in copertina un nastro nero
E’ vero non asciuga le tante lacrime di Amatrice e dei comuni vicini, ma è un modo per dire siamo con voi, stiamo pensando alle tante persone morte in quel tremendo terremoto nel centro Italia del 24 agosto, ad oggi 293, ben 239 ad Amatrice, alle tante persone che in un attimo hanno perso tutto, alla tante persone che si sono ritrovate per forza di cose a dover cambiare vita, in tutto e per tutto, dove il problema non è più cosa si fa stasera.. cosa si mangia, o il malumore con il vicino…o i soldi che non bastano… improvvisamente ci ritroviamo senza nulla di nulla; è difficile immaginarlo, non si può immaginare, basta guardare negli occhi queste persone e forse qualcosa si può percepire. Il terremoto strappa tutto quello che abbiamo, tranne, credo, la fede; lo ha detto anche Monsignor Giovanni D’Ercole nella toccante omelia ai funerali di parte delle vittime del terremoto, aggiungendo: Signore adesso che si fa? Qualcosa si è fatto: ho visto grande solidarietà, l’Italia si è mossa, in tutti i modi, per aiutare questa povera gente. La mia speranza è che non nasca lo sciacallaggio, che si abbia rispetto per tutti questi morti, per gli orfani di questi paesi, per le famiglie distrutte, per le famiglie che non sanno quando potranno riavere una casa, quando potranno riavere la loro intimità. Non ci vorranno mesi, ma anni, vorrei che questi soldi arrivassero a destinazione e che venissero effettivamente spesi per la ricostruzione, sì perché non possiamo uccidere un paese, non possiamo uccidere le tradizioni, non possiamo uccidere una storia che rappresenta una della tante storie italiane sparse per il nostro paese, fatte di cultura, di tradizioni uniche al mondo, perchè l’Italia, inutile nasconderlo è il paese più bello del mondo, peccato che gli italiani spesso non siano il popolo più bello del mondo. Non sarà facile per i terremotati questa lunga attesa, forse in questo momento non si rendono ancora conto di quanto successo, di quanto sarà difficile resistere; non avere più un letto, un tavolo, un bagno, un divano su cui addormentarsi la sera a guardare la Tv, un tavolo più grande per invitare gli amici, una finestra da cui guardare fuori, una chiesa dove poter pregare, dove incontrare Dio; cosa possiamo dire a quei due bimbi di 9 anni rimasti orfani, salvati sì dalle macerie ma che avranno davanti una vita molto difficile e che non potranno mai comprendere perchè è successo proprio a loro una cosa cosi brutta? Eppure sono convinto che riusciranno a superare questo momento perché il cuore degli Italiani è il più grande del mondo. Noi dobbiamo fargli capire che gli vogliamo bene quanto i loro genitori, l’amore chiaramente non sarà mai così grande ma è l’amore che non gli deve mancare, e allora si chiederanno perché loro mi amano… ed avranno una risposta. Vi prego rispettiamo questa tragedia, non fatene un business, rispettiamo la loro intimità. Concludo questa pagine che non avrei mai voluto scrivere, con un grido alla speranza concreta che dobbiamo dare loro in questa lunga attesa, una speranza viva, che non deve durare troppi anni. In 4 anni si costruisce un villaggio olimpico fantastico, bene in 4 anni se si vuole, se siamo tanti, possiamo ricostruire un paese e donargli nuovamente la loro vita, le loro case, il loro paese, le loro tradizioni. FORZA ITALIANI !!