Donald Trump alla Casa Bianca contro tutti e contro tutto
Il potere acquisito dal Presidente degli Stati Uniti d’America non si limita ai confini nazionali. Gli USA sono il settimo paese per ricchezza al mondo e dispongono dell’esercito più potente del globo. Facile immaginare che chi entra alla Casa Bianca controlla, o quanto meno influenza, una buona parte del mondo occidentale. Quella persona, dal 20 gennaio 2017 per quattro anni, sarà il repubblicano Donald Trump. Un candidato considerato da molti (anche dai suoi) impossibile da eleggere: impreparato, razzista, sessista, e quant’altro di negativo si possa pensare. Il neo presidente degli Stati Uniti d’America, durante la campagna elettorale, si è ritrovato contro tutti: la stampa nazionale e internazionale, i sondaggisti (che dal pre-Brexit non hanno azzeccato una previsione che fosse una), i finanzieri, le banche mondiali, gli intellettuali, gli scrittori e milioni di persone comuni. Eppure, in democrazia, il voto non ha “qualità”, nel bene o nel male: ogni avente diritto vota per uno. E la massa americana ha votato per Trump, scegliendolo alla grande sconfitta di questa elezione: Hilary Clinton. L’analisi della sua sconfitta passa da una classe media americana (la più numerosa nel paese e la più “pesante” ai fini del voto) impoverita ed arrabbiata con il sistema politico che, indirettamente, è stata al centro della crisi economica più devastante dal 1929. Hilary Clinton, agli occhi di molti, rappresentava proprio questo: una signora della buona società, lontanissima dalle miserie della povera gente, furba, scaltra e invischiata nel “vecchio” mondo politico essendo anche moglie di un ex presidente. In questo gioco delle parti, la Clinton, suo malgrado, rappresentava perfettamente “il sistema”, mentre Trump l’”anti-stistema”. La maggioranza degli americani non ha resistito a mandare un segnale forte contro la casta politica dominante. Ed ecco che Trump, l’uomo da sempre fuori dai “giochini” politici americani (non hai mai ricoperto ruoli politici di nessun genere), è stato eletto con un buon margine sull’avversaria. Trump, nelle primissime dichiarazioni post-voto, ha già ammorbidito molte delle sue posizioni più estreme, su immigrati e consumo energetico, ad esempio. Ciò che è innegabile è che in USA, come in Europa, la gente stia votando sempre di più per chi è radicalmente contro l’establishment attuale, considerato marcio, corrotto, vecchio, costoso, disparitario. Un sentimento “di pancia” che ha portato l’Inghilterra alla Brexit, l’Austria quasi ad avere un presidente simpatizzante nazista, la Francia con l’ascesa dell’ultra-destra di Le Pen. In Italia i nostri attori del “contro” sono soprattutto Matteo Salvini e i Cinque Stelle di Beppe Grillo, passati negli anni da posizioni marginali a consensi numerici di tutto rispetto.
Donald Trump è il presidente americano, il sentimento che lo ha eletto è mondiale.
Da noi in Italia cosa cambierà? Con Trump poco. Il premier Matteo Renzi ha parteggiato apertamente per Hilary Clinton ma in politica, si sa, queste cose si dimenticano presto. In Italia tanto cambierà invece con il post-referendum: quando leggerete questa pagina, l’esito sarà ormai chiaro e la votazione italiana terrà banco nell’agenda politica nazionale e dell’informazione per diversi mesi. L’antisistema vincerà anche da noi? Io una mia idea ce l’ho di come andrà in Italia e in Europa, ma adesso non ve la dico. Tra un mese, ne riparliamo.
Francesco Storai