Dall’anti-mafia siciliana al comando dei Carabinieri di Larciano
Non si diventa Cavalieri della Repubblica per caso. Lo sa bene il luogotenente Salvatore La Mattina, attualmente comandante dei Carabinieri di Larciano. Una vita e una carriera formidabile, spesa al servizio dello Stato, impegnata nella lotta alla mafia e recentemente insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana. Noi di Quello Che C’è abbiamo voluto intervistarlo, a poche ore dall’importante riconoscimento ottenuto.
Comandante La Mattina, perchè ha scelto di essere Carabiniere? Fin da piccolo ho sempre sognato di diventare un Carabiniere perché ho sempre avuto un certo senso di giustizia, oltre ad aver vissuto sempre a contatto con l’ambiente di caserma: mio padre era anche lui un comandante di Stazione e quindi il suo servizio mi ha appassionato. Per lui e per me era ed è una vera e propria missione in aiuto e dalla parte dei più deboli.
Dove e quando ha iniziato la sua carriera? Era l’ottobre 1988, quando ho frequentato la scuola allievi Carabinieri di Roma. Dopo ho preso servizio in Calabria, vicino a Lamezia Terme. Poi ho vinto il concorso per la scuola sottufficiali e da lì ho potuto scegliere la mia regione di destinazione. Non ho avuto dubbi: la meravigliosa Toscana.
Da quanto tempo è in servizio in Valdinievole? La mia esperienza professionale in Valdinievole è iniziata a Pescia, dove ho prestato servizio per 19 anni. Dopo sono stato in servizio nel Norm di Montecatini. Un’esperienza vissuta con grandi Carabinieri, che mi hanno trasmesso la loro di esperienza, contribuendo ad un arricchimento del bagaglio professionale. Uno stimolo a continuare a imparare che mi ha portato, nello stesso periodo, alla laurea in giurisprudenza.
Com’è stato combattere la mafia? E’ accaduto quando sono stato chiamato a prestare la mia attività in Sicilia, nel periodo in cui c’era una vera e propria “mattanza”. Non nego che ho vissuto qualche momento di incertezza, ma appena giunto in Sicilia ho trovato quella carica, quel coraggio che poi ho visto successivamente anche nella nuova generazione, nei giovani che hanno voluto cambiare, dare un segnale contro la mafia e l’omertà, con manifestazioni, le lenzuola bianche stese ai balconi , le frasi toccanti… ecco questo ci ha aiutato a combatterla. E’ stata una esperienza che rifarei nuovamente, un impegno straordinario consistito in pedinamenti, intercettazioni, arresti di latitanti che ho svolto sia a Palermo che a Caltanissetta. Proprio qui il mio lavoro si è collegato alle indagini per il processo della Strage di Capaci.
Congratulandoci per il successo raggiunto, le chiediamo: come si diventa Cavalieri della Repubblica? Il titolo di Cavaliere della Repubblica è una onorificenza molto importante: fa parte parte dell’Ordine al Merito, l’ordine cavalleresco più importante che la nostra repubblica riconosce. Lo sono diventato perchè la commissione ha valutato le mie esperienze vissute nel contrasto e lotta alla mafia, per l’opera prestata in occasione dell’alluvione in Toscana del novembre 2000. La lista delle attività per cui sono stati insignito del riconoscimento è piuttosto lunga: ricordo però il salvataggio di un anziano che stava per rimanere imprigionato dalle fiamme nel proprio uliveto. E’ stato veramente toccante: il salvataggio della vita umana è qualcosa che ti dà immensa soddisfazione, sapere che grazie al tuo intervento si è potuta salvare una vita umana è il piu’ grande regalo che possa mai aver ricevuto.
Cosa ha provato quando sei stato proclamato? E’ stato un momento bellissimo che ricorderò sempre e che ho voluto condividere con i miei familiari ed amici. Non nascondo che quando il prefetto Ciuni ha pronunciato il mio nome ho provato forte emozione e commozione.