Capodanno a Colonia: quando la morale non progredisce

feb16 capodanno coloniaLa vigilia del capodanno si è inaugurata all’insegna di atti criminali, violenze psicologiche e sessuali che molte donne hanno denunciato alla polizia da diverse parti del mondo. In Finlandia, in Svezia, Svizzera, Austria e soprattutto in Germania la notte delle celebrazioni si è trasformata in ore di paura e terrore che segneranno per sempre la storia delle persone. Specialmente a Colonia, la più popolata città tedesca che accoglie più di dieci milioni di abitanti, tra le ottanta e le cento donne hanno riportato assalti sessuali insieme a tentativi di furto. In totale gli aggressori sembra che fossero all’incirca mille e almeno una donna è stata violentata, mentre le altre hanno denunciato di essere state palpeggiate da gangs di uomini ubriachi. I referti mostrano che la maggior parte dei crimini riportati erano furti, tuttavia quello che colpisce sono le numerose molestie sessuali che si sono verificate in una sola notte. In un primo momento, i giornali locali hanno cercato di nascondere la notizia, fino a quando la popolazione tedesca non ha cominciato a pubblicare su i social networks frammenti di questo accaduto. Indignata dal silenzio stampa, mossa da sentimenti di insoddisfazione nei confronti delle mancate misure di sicurezza del governo e degli organi di polizia, le persone si sono riunite in piazza il 5 gennaio mostrando sentimenti di protesta e forte sostegno per le vittime. Il primo a perdere il lavoro è stato il capo della polizia Wolfgang Albers, il quale ha ammesso “di non essere preparato per un simile attacco” e dunque di “aver fallito nel suo compito, quello di difendere la popolazione”. Tuttavia, anche la Merkel sta passando un momento di forte criticismo, per la mancanza di risposte efficaci davanti a questo fenomeno. Infatti, delle 31 persone sospette che sono state identificate, 18 sembrano in cerca di asilo e di origine algerina e magrebina. Ma spostare la questione sul problema dei profughi sembra una mossa infelice, come l’esperta Henriette Rekem afferma “é completamente improprio collegare un gruppo che appare provenire dal Nord Africa alla questione dei rifugiati”. Wolfang Alberts conferma che sarebbe “assolutamente inammissibile” lasciarsi influenzare da speculazioni su problemi di questa portata perché correremo il rischio di macchiarci le mani di sangue; equivale a commettere un delitto confondere bande di criminali con chi genuinamente cerca asilo politico. Musa Okwonga, poeta, giornalista, commentatore di affari pubblici per la BBC Radio 4 e consulente della comunicazione che attualmente vive a Berlino, afferma che emerge infatti un problema molto più ampio; quello della facilità dei discorsi dominati da accuse razziali e non focalizzati sulla necessità di un miglioramento dei diritti delle donne in tutto il mondo. Okwonga scrive: “In termini razziali, la Germania non è particolarmente diversa, e la maggioranza delle persone di colore e arabe tendono ad appartenere alle classi lavoratrici” ma aggiunge anche che le persone che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente si trovano ad essere la maggioranza dei poveri, dei senzatetto e dei rivenditori di droghe. Probabilmente, più dell’ 80% di essi sono in questo status sociale. Ecco che la politica di successo e di integrazione proclamata dalla Merkel iniziare a sollevare qualche sospetto. In generale, questo inizio del nuovo anno deve farci riflettere sulla mancanza di progresso morale, che il nuovo secolo insieme a tutto questo sfarzo avrebbe dovuto portare. Guardando ai report delle nazioni unite “è stimato che il 35% delle donne in tutto il mondo hanno esperito violenza sessuale sia da partner scelti che da uomini della strada e che il 70% delle donne ha subito una violenza sessuale da parte del proprio compagno.” Questo fatto deve suggerire che gli eventi accaduti a Colonia non si sono verificati casualmente, essi hanno radici lontane che ancora oggi si manifestano quotidianamente in termini globali. Essi devono sollevare domande sulla condizione delle donne in tutto il mondo, che siano esse europee (e non), affinchè possiamo raggiungere uno stato in cui i diritti umani sono sempre e ovunque tutelati.

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