Burkini sì, Burkini no
L’emancipazione femminile nel mondo islamico è un argomento delicato, cervellotico, oscuro, confuso, e pieno di contraddizioni. L’unica cosa sicura è che la presenza delle donne nella vita pubblica islamica è fonte di disdegno e disprezzo; conseguentemente, in qualsiasi tipo di evento sociale, la presenza femminile è fonte di discussioni. Nel frattempo, la cultura occidentale non è di aiuto; ci troviamo davanti ad un bivio di opinioni contrastanti. Da una parte cè’ chi dice che dobbiamo vedere il burkini in termini di successo. Infatti, per alcuni il burkini potrebbe essere interpretato in termini di conquista da parte delle donne islamiche. Dall’ altra parte invece c’è chi vede il burkini come qualcosa che ostacola il progresso perchè l’alternativa al burka è comunque una forma di oppressione. Fortunatamente, tutte queste opinioni sono una questione di prospettiva e non di verità. I politici in occidente parlano costantemente di integrazione e inclusione della cultura islamica, ma non sappiamo se il burkini possa essere considerata una delle tappe e dei momenti fondamentali in cui queste donne ottengono le loro libertà, oppure una seconda negazione della libertà stessa, quella di mostrarsi in pubblico. Nei media si parla del sostitutivo estivo del burka in termini di biasimo, denigrazione, disistima- come se permettere alle donne di vestire il burkini fosse una contraddizione nei confronti della libertà. Tuttavia, è difficile parlare dei problemi dell’ integrazione culturale e del progresso cercando di cambiare una tradizione culturale tanto radicata come quella del burka. Non solo, vietare il burkini potrebbe anche essere uno sbaglio, perchè per le donne islamiche è una vittoria e una dimostrazione di forza poter partecipare ai giochi olimpici senza rinunciare alla tradizione. Esse hanno dimostrato che non sono disposte a rinunciare ai propri desideri, come quello di aspirare a diventare atlete e campionesse in eventi pubblici importanti come quello dello sport. Il rispetto della cultura dell’altro parte dalla tolleranza spirituale e finisce nell’accettazione intellettuale e culturale della diversità. Non sappiamo se accettare il burkini sia sinonimo di libertà. Ma per le donne islamiche, il burkini è una alternativa al burka coerente con la loro cultura. Potremo discutere sul problema del burka in relazione al nostro concetto di libertà. Tuttavia, per una donna occidentale il velo potrebbe essere simbolo di oppressione, mentre per una donna orientale il burka potrebbe essere un abito che dona un fascino per noi incomprensibile. Forse perchè oscurare potrebbe essere per loro un gioco di attrazione, mentre svelare potrebbe essere una tortura. Una questione di punti di vista. La cosa importante è che il burka non sia frutto di una imposizione, ma di una scelta. Se il burkini fosse il risultato di una scelta autonoma, esso potrebbe essere simbolo della libertà per eccellenzala libertà di vestire, di celebrare il significato della vera democrazia, dell’ egalité e quindi, della diversité. Il burkini è nato come una tuta funzionale, che permette alla donne islamiche di partecipare alla competizione sportiva più antica e rinomata al mondo. Una competizione che dovrebbe ricordare lo sviluppo e integrazione culturale, ma anche le sue difficoltà. L’ideazione del burkini è stata un’invenzione la quale ha trovato una tenuta adatta alle donne che fosse pudica e modesta, ma che permettesse di farle partecipare allo sport. Alla fine nessuno può giudicare se le opinioni sono giuste o sbagliate, se sono razionali o irrazionali. Tutto è prospettiva. Tuttavia, lo sport ci insegna il vero valore ecumenico, quello che trascende le religioni e riunisce gli uomini, perchè tende a riavvicinare le comunità e tutti gli esseri umani.