Antico o Moderno? Falso dilemma
Continuiamo ad esplorare le ricchezze che il nostro Patrimonio Artistico Territoriale ci offre. Indossate con me scarpe comode, abbigliamento leggero e… animo permeabile… l’avventura prosegue: Montecatini Terme costituisce un esempio di scuola, singolare ed emblematico, di cittadina che sa conciliare la salvaguardia della memoria artistica del suo irripetibile passato con il desiderio insopprimibile di attualizzare la sua immagine, con alterni risultati stilistici si intende, ma mai rinunciando (elemosinando!?!) al rango nella paternità dei progetti o allo spessore delle scelte architettoniche ed urbanistiche. Fiabescamente direi che qui abita da sempre un “folletto magico” dallo spirito ermeneutico estetico, generoso e indomito. Oggi ci soffermiamo sulle chiese che si sono avvicendate in piazza del Popolo già Umberto 1°. Ordiniamo la narrazione. L’antica chiesa in severo stile Neoclassico (vi ricordo da dover intendere in senso positivo di “novità”, di “rivoluzionario” ritorno al passato armonioso e proporzionato, superate le ridondanti iper-decorazioni Barocche del ‘600 e le bizzarrie stravaganti e frivole del Rococò nel ‘700) venne eseguita in 10 anni, per volere del Granduca Leopoldo III dal 1822 al ‘33 su progetto di un certo Luigi de Cambray Digny che, a dispetto della sdrucciolevole sonorità francese, era in realtà un importante architetto fiorentino Direttore dello Scrittorio delle Regie Fabbriche. Si dava così compimento alla cittadina termale ideata e realizzata dal Granduca Pietro Leopoldo sul finire del ‘700 sulla scia di una tendenza culturale di gusto mitteleuropeo. Adesso era dotata anche di quell’edificio di culto di cui era sprovvista dove la fede avrebbe potuto trovare ristoro. In tutti i montecatinesi, è vibrante ancora il ricordo del fascino del Pronao di accesso, posto com’era al termine dell’elegante e prestigiosa scalinata, con le sei imponenti e fiere colonne, i suoi capitelli ionici ben modellati dalle sapienti mani del maestro scultore Luigi Giovannozzi e i sobri ritmi di trabeazioni in travertino delle cave di Monsummano. Il tutto alleggerito da una finestra semicircolare e risolto con il classico timpano che più tardi avrebbe ospitato un orologio, a scandire, inesorabile, lo scorrere del suo tempo. Negli oltre 130 anni di vita è stata silenziosamente protagonista e testimone autorevole, della magica metamorfosi urbanistica della città. Ha presenziato lo straordinario sviluppo dei “Bagni di Montecatini” che, sradicate le ultime prode di viti, attraversata prima (1853) dalla ferrovia e poi (1907) dal tram, abbellita da viali boulevard e negozi glamour, dotata di eccellenza ricettiva, tolta la terra dai tacchi e stretto il fiocchino… si sono pian piano trasformati nella sempre più esclusiva “Montecatini Terme” che conosciamo: cornice discreta e variopinta delle nostre passeggiate con varietà floreali di ogni tipo, frequentata dal jet-set più blasonato ed elitario d’Europa, in un crescendo continuo (apparentemente inarrestabile) di clientela, mondanità, musica, arte e cultura. Come si legge sul giornale Pesciatino del 1907, anche i “preistorici tendoni” del Tettuccio, trasformano “la bellezza in Purgatorio”, nati com’erano per ospitare circa 200 turisti, divenuti oltre 2000 all’inizio del nuovo secolo. Matura dunque un po’ alla volta la convinzione di dover aumentare la capienza della chiesa, ma le due guerre ne ritardano gli esiti. È nel 1962 che le ultime componenti architettoniche di quel Pronao tanto amato, vengono completamente demolite per far posto alla nuova basilica. Già in piedi in effetti dal ‘58 ma mai altrettanto apprezzata fino in fondo dai “Bagnaioli”, sia pur concepita da architetti di primo piano come Raffaello Fagnoni, Pierluigi Spadolini (fratello del sen. Giovanni), Negri e Stocchetti. Certo, una più sensibile considerazione del valore testimoniale, avrebbe potuto suggerire una integrazione volumetrica del vecchio sul nuovo, implementando di significati, simbologie ed affetti l’ardita struttura in cemento armato in stile proto-razionalista. Ma così non è stato…sappiamo bene che negli anni della “fòrmica” dominava un’idea del nuovo ad ogni costo, quasi una sindrome virale che allontanava dalla memoria, recenti passati “indigesti”. Mi preme precisare che la nuova chiesa, proclamata basilica minore nel 1988 dal Santo Padre Giovanni Paolo II, costituisce un significativo contributo architettonico nel tessuto urbano con il caratteristico impianto ottagonale, le quattro cappelle ai lati del presbiterio, il tiburio con copertura a calotta e all’esterno: lo snello campanile, la riconoscibile trama a losanghe in cemento armato e la “pelle” in travertino. Preziose vetrate policrome istoriate del pittore Giorgio Scalco e il Crocifisso dello scultore fiorentino Sauro Cavallini ne compendiano poi il consistente valore. Ma il pathos non decolla…È dal 2006, che per conto del Montecatini Lions Club International, mi sono dedicato con amici alla rilettura, catalogazione, pulizia e rinascita, delle componenti architettoniche (basamenti, rocchi, capitelli, architravi…) salvate dall’oblio e abbandonate da oltre 40 anni. Le colonne così, come in un immaginario sito archeologico, giacciono da sette anni coricate a terra, “eroine cadute sul campo”, nel giardino di villa Forini-Lippi. Il tentativo è quello di risvegliare sensibilità, interessi culturali e risorse economiche su questo bel frammento di Storia mai dimenticato. Forse rimarrà un sogno per molti anni ancora, ma posso rassicurarvi sul fatto che il mio gratuito impegno intellettuale, sarà fermo affinché possa tornare, eretto, a troneggiare nel nostro centro cittadino là dove il Digny lo aveva concepito… in un rapporto dialettico fra antico e moderno… esempio cristallino di conciliazione e memoria. Il mio augurio è che il futuro, che già è qua ad attenderci per giudicare le nostre scelte, sia ancora abitato dallo stesso spirito del caro “folletto magico” e poter vedere coesistere convincentemente, per le nuove generazioni: radici, avvenire, memoria, identità. Una bella doccia e un po’ di sano riposo… vi aspetto per la prossima tappa “belli e pimpanti”, non troppo distanti da qui, non molto lontani da ora.
Architetto Simone Scardigli