“Chi uccide nel nome dell’Islam è un assassino”
MONSUMMANO – Quello Che C’è è un mensile di vita, eccellenza e buonumore, ma in questa pagina c’è dell’altro: non è possibile rimanere indifferenti di fronte alla follia terroristica che ha colpito Parigi il 13 novembre. Pensare e realizzare questa pagina mi ha messo di fronte a tanti interrogativi, sapendo di andare a toccare qualcosa di delicatissimo e incandescente. Alla fine non sono riuscito a voltare lo sguardo dall’altra parte: chi scrive non vuole aggiungere nessuna ulteriore opinione ad un’arena mediatica già nel caos. Oggi l’Islam è sulla bocca di tutti, messaggi e pensieri senza freni si legano ad una latente islamofobia che rischia di finire fuori controllo, andando ad alimentare quello stesso odio di cui i terroristi Isis hanno bisogno per fomentare la loro sanguinosa crociata. Ho scelto di fare una chiacchierata insieme a due responsabili del centro culturale islamico di Monsummano, attorno al quale si riuniscono quotidianamente più di un centinaio di fedeli musulmani.
Stringo la mano a Felali Belghiti Mohamed e Tahiri Abderrahim, che si sono trasferiti dal Marocco in Italia rispettivamente nel 1995 e nel 1997.
Cosa fate nel vostro centro culturale? Felali Belghiti Mohamed: «Il nostro e un centro di preghiera. Ogni venerdi vengono da noi piu di cento persone di fede musulmana, la nostra comunita e piuttosto numerosa». Nell’area di Monsummano vivono infatti approssimativamente 600 persone di religione musulmana. Cittadini in larga parte integrati anche se, come confermato dai due responsabili,non sono mancati episodi di razzismo o discriminazione. «Ma il clima verso la nostra comunita e tranquilla, abbiamo buoni rapporti con le forze dell’ordine e con molte amministrazioni comunali del territorio». Inevitabilmente si finisce per pronunciare quella parola, Isis. Il signor Mohamed prende la parola: «Per noi musulmani l’Isis è un gruppo criminale di assassini. Non rappresenta il nostro credo, la nostra religione non parla di uccidere altre persone di religione diversa. Anzi: l’Islam e basato sulla convinzione personale. Se non vuoi credere al Profeta io, da musulmano, posso darti un consiglio. Se scegli di non farlo sei libero di pensarla cosi. La religione islamica e molto complessa, ma su questo argomento è semplice e chiara. L’Islam ci impone di seguire le regole della società in cui viviamo, quindi le leggi dello Stato. Non a caso questi terroristi quasi mai sono frequentatori di moschee: sono spacciatori, criminali, balordi…». Continua Tahiri Abderrahim: «Molti dei terroristi vengono reclutati su internet, sui social network, non nelle moschee o nelle comunita culturali islamiche. A questi giovani sbandati viene fatto un lavaggio del cervello che nulla ha a che fare con la religione».
Non avete parlato con gli altri membri della comunità della possibilità di scendere in piazza per manifestare contro il terrorismo di matrice islamica? «Quando succedono tragedie di questo genere siamo estremamente addolorati. Pero, magari sbagliando, abbiamo la tendenza a coprirci gli occhi, come a non volere vedere, cerchiamo di andare oltre. Qualcosa pero abbiamo organizzato: un incontro pubblico con la cittadinanza parlare di integrazione e pace fra i popoli (domenica 22 novembre, ndR). Chiunque vuole venire a chiederci qualcosa, o semplicemente chiacchierare con noi, e il benvenuto: la nostra e una comunita aperta a tutti, ogni giorno». Alla fine, nella nostra piccola comunita valdinievolina, la convivenza pacifica tra cristiani, musulmani, atei e altri credo non sia impossibile. Mohamed Felali Belghiti conclude cosi: «La Valdinievole, questo territorio, questi posti, li sento anche miei. Io sono venuto qui dal Marocco per cercare una vita migliore per me, la mia famiglia, i miei figli. E’ nostro dovere fare tutto il possibile per cercare una convivenza duratura e comportarci secondo le regole dello stato italiano e di questa comunita. Noi e le nostre famiglie vogliamo stare tranquilli e in pace, in ogni senso».
Francesco Storai – Dir.