La Fiera di Santa Maria in Selva: una festa secolare
L’arrivo della Primavera, il disgelo dei paesi nordici, è uno dei momenti più belli dell’anno, se non il più bello: la natura si risveglia e si prepara alla fertilità, gli uomini riscoprono gli effetti benefici del sole nel corpo e nello spirito. In Valdinievole si può dire che l’inizio della Primavera coincida con la Fiera in Selva e quindi con la ricorrenza dell’Annunciazione di Maria Vergine che viene particolarmente solennizzata nella Chiesa del Convento degli Agostiniani prospiciente il prato, quest’anno il 25 Marzo, come previsto dal Calendario Liturgico, e il 26. Da quando?
Nel 1367 il grande umanista stignanese Coluccio Salutati fu delegato dal governo di Firenze ordinatore alla Fiera di Santa Maria in Selva: questo per stabilire un punto che non è detto sia quello di partenza. Si racconta che nel giorno della Fiera, addirittura, nessuno, anche se ricercato per delitti di non grave entità, potesse essere messo agli arresti se trovato in quel luogo.
Bene.. In tutti questi anni, con più o meno importanza, questa Fiera ha richiamato un grande concorso di gente attorno alle sue merci esposte prima solo sul prato, poi, quando le scelte merceologiche si sono ampliate, nelle vie adiacenti. Ci sono degli anni, quando la stagione fa il suo dovere, ci fa dimenticare l’Inverno e ci presenta la Primavera, e cioè il sole si fa vedere e sentire per tutto l’arco della giornata, che anche la via di Circonvallazione non è più in grado di accogliere le macchine in sosta sui due lati.
Sul prato , come da antica tradizione, c’è lo spazio per le piantine: ancor oggi si vengono a comprare le piante da frutto come albicocchi, peri, meli, peschi, ciliegi, cachi, fichi, melograni (fino agli anni cinquanta si trovavano anche i gelsi che servivano per allevare i bachi da seta) e si cercano le piantine aromatiche per gli orti,come salvia, rosmarino, timo e piante da giardino come primule, pansè, gerani, limoni, aranci. E’ tutto un brulicare di gente che se ne torna a casa con la piantina sotto il braccio.
Lungo le strade si trova un po’ di tutto: alcuni elementi caratterizzanti si sono mantenuti, come quei banchi, che vengono principalmente da Lamporecchio, con i brigidini, i croccanti, le mente con i loro profumi che si spargono ovunque. Poi c’è la porchetta, i salumi e ogni ben di Dio per soddisfare qualsiasi palato. Ma ci sono anche le macchine agricole e gli altri arnesi per il lavoro della terra, c’è l’abbigliamento, la bigiotteria, i giocattoli. Da qualche anno ci sono perfino le esposizioni di automobili. Nella zona del campo sportivo non manca il parco giochi.
Cosa altrettanto importante è il passeggio che prevede nel suo percorso anche il Palazzo di Bellavista: ricordo, negli anni cinquanta, le palline di stoffa ripiene di segatura e legate con un elastico che noi, ragazzacci, usavamo per tirarle nelle teste alle bimbette.
Molte volte questo gioco, certamente discutibile, serviva per stabilire contatto con qualche ragazzina da invitare poi a ballare da Poggetto, dove nel pallaio, adibito per l’occasione a sala da ballo, si esibivano Nanni e l’Isolina, due simpatici musicanti borghigiani: lui era cieco, suonava il violino, lei suonava la batteria e cantava. Ricordo ancora Nanni che ogni tanto diceva: Vado bene Isolina? An proposito di questi incontri fra giovani, c’era anche un detto : Alla fiera a Santa Maria, chi c’ha la dama gliela portan via.
Negli anni cinquanta questo giorno era l’occasione per gustare il primo gelato, che il Morino, con il suo triciclo, veniva a proporre lungo la via del passeggio. Fra i banchi più “famosi” un tempo, c’era quello del Meo, un personaggio di Santa Lucia: piazzava il suo banco sul sagrato della Chiesa e lì vendeva i suoi cocci tra i quali il più famoso era il chicchiricchì col fischio al culo: ma vendeva anche i ciottolini, cioè tutto il completo di pentoline e cocci vari da cucina per la gioia delle bambine, le palline di cui dicevo prima e altri giocattoli. A proposito del chicchiriccì, c’è una storiella che mi piace raccontare. Un signore scendeva dal Colle per venire in Selva : un contadino, dal campo, gli chiede se va alla Fiera e, alla sua risposta affermativa,gli dice: “che me lo riporteresti un chicchirichì?” …: “certo”. Il signore continua a scendere, ovviamente a piedi, e un altro contadino gli fa la stessa domanda e proposta e lui risponde ancora una volta affermativamente. Nel proseguire trova un altro contadino che gli dice: “Tieni, prendi questi soldi e quando torni mi riporti un chicchirichì” … al che lui gli risponde: “Te sì che fischi!”. In questa occasione mi piace ricordare Piero Nicoli, scomparso da pochi anni, autore di alcuni dei più bei manifesti realizzati per ricordare, a tutta la Valdinievole, questa ricorrenza.